Digital services act e Digital market act: l’Europa prepara nuove regole sul digitale.
Tra pochi giorni, per l’esattezza il 15 dicembre, la Commissione europea presenterà le misure contenute nel Digital services act (Dsa) e nel Digital market act (Dma), i due pacchetti di norme che andranno a regolamentare all’interno dell’Unione europea l’operato delle principali società tecnologiche che forniscono servizi digitali. Con queste nuove misure, da una parte Bruxelles conta di mettere a punto un sistema di regole volte a tutelare al meglio gli utenti delle diverse piattaforme e dall’altra vuole favorire una maggiore concorrenza tra società che offrono la stessa tipologia di servizi online.
Il Digital services act
Più nello specifico, con il Digital service act, la Commissione vuole affrontare in particolare il tema della responsabilità legale delle piattaforme nei confronti della diffusione dei contenuti. Su questo fronte, per esempio, come si legge sul sito Politico, Bruxelles pensa a una norma che imponga alle grandi piattaforme online, quelle con oltre 45 milioni di utenti in Europa, l’obbligo di limitare e rimuovere contenuti considerati illegali.
Inoltre, tra le misure al vaglio dell’Unione ci sarebbe anche la richiesta di una maggiore collaborazione da parte di questi grandi gruppi, come per esempio Facebook, Google, Twitter e altri colossi, nel facilitare l’accesso ai propri dati interni da parte dei regolatori e delle istituzioni, oltre a permettere la valutazione del loro operato da parte di terze parti indipendenti, che avranno il compito di valutare l’effettivo rispetto delle norme, indicando anche quali eventuali contenuti dovranno essere rimossi. In caso di mancato adempimento le sanzioni potrebbero arrivare al 6% dei ricavi annui della compagnia.
Altro punto a cui guarda Bruxelles è una maggiore tutela dei contenuti prodotti da terzi, come media tradizionali, giornali e altro, e diffusi dalle piattaforme e l’impegno a contrastare le fake news, oltre all’obbligo di maggiore trasparenza per quanto riguarda i sistemi di profilazione degli utenti anche a fini commerciali. In questo caso, tra l’altro, alle piattaforme e ai siti potrebbe essere richiesto di presentare più chiaramente i dettagli relativi all’utilizzo di link, cookies e agli algoritmi che regolano la visualizzazione dei messaggi promozionali.
Questo principio di responsabilità legale, inoltre, sarà applicato anche nel caso di piattaforme ecommerce, che nell’ipotesi prevista dal Dsa potrebbero avere anche la responsabilità di rimuovere merci contraffatte e interrompere i rapporti con le aziende che forniscono quelle merci, attraverso l’obbligo di richiedere e verificare le informazioni fornite da venditori e imprese commerciali, secondo la logica del “know your business customer”.
Il Digital market act
Direttamente collegato al Dsa, e relativo più nello specifico a una regolamentazione delle piattaforme e del commercio digitale è il Digital market act, che prevede l’aggiornamento del quadro normativo comunitario sui servizi digitali, contenuto nella 2000/31/Ce sull’ecommerce. In questo caso, i principali elementi del nuovo pacchetto di leggi sono volti a contrastare il regime anticoncorrenziale e monopolistico in cui operano alcune big tech.
In questo caso, l’Unione individuerà le società cosiddette “gatekeeper”, ossia imprese che operano come piattaforme di intermediazione per la vendita di servizi o prodotti online e con un ampio potere di mercato in grado di ridurre la concorrenza. In questo caso, l’Antitrust europea sta lavorando a una “lista nera” delle principali piattaforme e aziende del web che agiscono in modo monopolistico, per poi richiedere interventi ad hoc.
A queste società potrà essere imposto, per esempio, di condividere i dati degli utenti e sarà loro vietato di avvantaggiare i propri servizi nei risultati di ricerca, un punto su cui in passato Google era già stata multata proprio dall’Unione Europea. Ciò può garantire un maggiore regime di competitività sui servizi offerti.
Nell’ottica del Dma, inoltre, la Commissione europea punta anche a garantirsi il diritto di poter intervenire con strumenti specifici, e anche con l’imposizione di un eventuale scorporo delle aziende in questione, come potrebbe accadere nel caso della recente indagine su Facebook da parte dei procuratori statunitensi.
Fonte Wired ➡️ https://bit.ly/3m9ATci